Sessualità, via regia

Ho appreso con un certo sconcerto la storia di diversi percorsi analitici di colleghi e amici, magari anche lunghi nel tempo, dove non è stata fatta menzione della sessualità. Contro ogni stereotipo sulla psicoanalisi che la vuole erroneamente pansessualista, questi racconti parlano di un’esperienza di rimozione importante di questo aspetto della vita dalla relazione terapeutica. Condivido l’ipotesi e la metodologia secondo la quale si lavora sempre su ciò che porta in colloquio chi decide di lavorare con me e non su ciò che qualche teoria reputa importante esplorare a prescindere dalla relazione che si va organizzando. Fin dai primi colloqui vale la pena ascoltare e farsi orientare dall’altro, lontano da qualunque logica anamnestica, nell’ipotesi che lui/lei sappia più di chiunque altro perché è lì davanti a te.

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Quale Donna Fase 2

Giugno 2020
Il calendario editoriale di ComeQuando appunti di psicoanalisi avrebbe dovuto vestirsi del suo sesto tema.
Invece una pandemia e il Covid-19 hanno saturato così tanto lo spazio respirabile, da imporre un ripensamento dei nostri articoli, talvolta una pausa dalla loro stesura, imponendosi non solo nelle nostre pagine ma anche nei nostri pensieri.Nel mese di marzo a pochi giorni dall’inizio del lockdown iniziavamo ad introdurre il tema della donna, del femminile..

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Uno, Due, Tre: coppie e quarantena

Il confinamento domestico ci ha messo di fronte ad un’ovvietà: “Stiamo insieme”. Ce lo diceva in una riunione la nostra Carolina Host pensando ai vissuti di alcune coppie durante la quarantena.
La straordinarietà di quello che stiamo vivendo e le misure di controllo della diffusione del covid-19 ci confrontano anche con altre domande circa la natura delle relazioni: ma stiamo insieme? Siamo sufficientemente congiunti e stabili da trattare il nostro desiderio di rapporto come necessità?Decidiamo questo mese di occuparci di queste ovvietà e di queste domande così spesso presenti nelle nostre stanze virtuali di psicoterapia.

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Principesse senza mal d’amore

C’erano una volta le Principesse. Dagli abiti sbuffanti, vaporosi e lunghissimi.
Principesse rinchiuse, addormentate, nascoste, sfruttate nella propria casa, addomesticate all’attesa.
L’implicito è che, un giorno non lontano, conosceranno un principe che le sposerà e le porterà nel proprio castello dove vivranno felici e contente per tutta la loro vita.
Attesa, pazienza, noia e rapimento.
Sì, forse la parola rapimento sa di alquanto drammatico ma passatemi l’iperbole emozionale.
Le principesse di cui ci hanno letto fin da bambini non hanno alcun pregio o valore se non quello di attendere che arrivi un uomo a risolvere i problemi, a liberarle dal drago-matrigna-torre-sonno, per poi imporre loro di lasciare tutto per seguirlo until the end of time.

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Gender Gap e Realizzazioni Personali

Marzo, mese rosa, mese di mimose e ricorrenze. L’8 Marzo si festeggia la Giornata Internazionale della Donna. Passateci la banalità o al contrario il voler dare valore. 
Questo mese #ComeQuando lo dedica a pensare alla Donna da più punti di vista.
Quando pensiamo alle donne in questo particolare momento culturale ci vengono in mente una serie di movimenti politici e sociali che si stanno occupando di restituire loro valore, ne sostengono lo sviluppo sia in termini di parità di genere, sia valorizzando cosa le donne rappresentano per la società, che contributo posso dare e quali competenze possono offrire.

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Identità tra Social e Web. Cosa scelgo di rappresentare

Assistiamo oggi al proliferare di nuovi codici sociali all’interno del mondo web e dei social, che influenzano le nostre relazioni e il nostro comportamento sia nel mondo del web che quello al di fuori.
Siamo costantemente immersi nella cultura dei like, della reputazione online, della fake identity, dei follower, degli hashtag e dei selfie.
A gran velocità ci siamo ritrovati a muoverci nella nostra quotidianità seguendo nuovi organizzatori della relazione sociale. Sembrerebbe fantascientifico, come lo fu nel 1977 il primo capitolo della saga cinematografica Guerre Stellari, ma le regole che governano il cyberspazio hanno invaso il nostro mondo, non più per la lotta tra il bene e il male, ma tra il vero e il falso.
C’è chi li ama, c’è chi li odia, ma ai social nessuno resta indifferente.

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Bambini Mascheriamoci! Il gioco simbolico e l’uso del travestimento nell’infanzia

Febbraio, mese freddo, mese corto, che sembra passare in un lampo, lasciandosi dietro qualche giornata di sole e un tappeto di briciole di carta: i coriandoli.
Sui marciapiedi, nei parchi, davanti alle scuole e nelle piazze si continuano a trovare per mesi, fino quasi all’estate questi trucioli colorati tondi o elicoidali che ci riportano alla mente bambini travestiti da pirati, principesse e maghi che corrono sotto una pioggia di carta colorata.
Il carnevale ogni anno propone, soprattutto ai più piccoli, il tema della maschera e la domanda dei grandi: da cosa ti vuoi mascherare?

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Maschi #nofilter

Chi fa il mio mestiere sa che la capacità di adattamento al contesto è un importante indicatore di salute e di qualità della vita.
Differentemente da quanto è diffuso nel senso comune, una certa forma di coerenza – quella forma di incorruttibilità dello spirito che ci fa dire di una persona che è “tutta d’un pezzo”- non è un pregio da esibire.
Penso che la capacità di mettere in gioco parti di noi differenti in contesti differenti è una preziosa forma di intelligenza e competenza sociale.
È importante ricordarlo quando ci viene voglia di spiegare a qualcuno come funzioniamo.

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Da cosa ti mascheri?

Febbraio, carnevale. Sfilate di maschere che giocano ad alternarsi in movenze ambigue e grottesche, attendiamo la primavera.
La maschera, come è noto, ha origini lontane.
Nel teatro greco, ad esempio, intorno al VI secolo a.C. , le maschere avevano i tratti del volto molto accentuati: addolorate e smostrate nei drammi e sformate e sorridenti nelle commedie. Servivano, da una parte, a rappresentare il carattere del personaggio attraverso la sua esagerazione così da essere visibili e udibili anche da lontano, dall’altra a nascondere l’individualità dell’attore, la sua persona ed i lineamenti del volto. Esibire ed occultare sono le due funzioni della maschera.

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Creatività, voce del verbo desiderare

Perché parlare di creatività nel primo numero di Appunti di Psicoanalisi?
La creatività ha senso se la guardiamo partendo da uno specifico vertice, che sentiamo coerente con la nostra idea di psicoanalisi. A partire questo vertice si può affermare che la creatività ha a che fare con la competenza a desiderare.
Sembra scontato riuscire ad avere desideri. Sembra quasi impossibile non farlo.

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