“L’interpretazione del sogno è la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica”
S. Freud
Ho appreso con un certo sconcerto la storia di diversi percorsi analitici di colleghi e amici, magari anche lunghi nel tempo, dove non è stata fatta menzione della sessualità. Contro ogni stereotipo sulla psicoanalisi che la vuole erroneamente pansessualista, questi racconti parlano di un’esperienza di rimozione importante di questo aspetto della vita dalla relazione terapeutica. Condivido l’ipotesi e la metodologia secondo la quale si lavora sempre su ciò che porta in colloquio chi decide di lavorare con me e non su ciò che qualche teoria reputa importante esplorare a prescindere dalla relazione che si va organizzando. Fin dai primi colloqui vale la pena ascoltare e farsi orientare dall’altro, lontano da qualunque logica anamnestica, nell’ipotesi che lui/lei sappia più di chiunque altro perché è lì davanti a te.
Allo stesso tempo mi domando: se della sessualità non v’è traccia per anni nelle parole di chi incontro, non è proprio questa assenza il segno della presenza di qualcosa da esplorare? Con queste domande mi sono approcciata ad alcune letture che mi hanno invitata a trattare la sessualità e le fantasie sessuali come fenomeni che più di altri possono aiutare a capire qualcosa della vita emotiva e di rapporto di chi incontro nel mio lavoro.
L’eccitazione ed il piacere sono uno stato mentale (solo dopo anche fisico) al quale si accede per le vie più disparate. Ognuno di noi può interrogare la propria esperienza apprezzando come sessualità e fantasie sessuali siano spesso cambiate nel tempo. Sappiamo, o immaginiamo, la variabilità di queste esperienze ma raramente ci interroghiamo sul perché ci ecciti qualcosa piuttosto che qualcos’altro. Sembra diventi interessante solo se inizia a rappresentare un problema. Condivido l’ipotesi secondo la quale l’eccitazione ed il piacere possano essere provati dentro uno stato di sufficiente agio interno, una sensazione di sicurezza che ci fa sentire possibile sospendere il controllo su di sé e sull’altro. Il godimento è amico dell’esplorazione e dentro vissuti di pericolo, non c’è esplorazione possibile.
A questa affermazione si può ribattere ricordando come molte fantasie sessuali siano fondate esattamente sulla riproposizione di situazioni pericolose e violente, di dominio e sottomissione. In realtà questa affermazione può spingere solo a porsi un’ulteriore domanda: cosa ci fa sentire al sicuro? Come mai ci sentiamo a nostro agio in incontri sessuali che apparentemente di confortevole hanno proprio poco? Io trovo questa incongruenza interessante, al pari della bizzarria dei sogni.
A tal proposito trovo estremamente utile l’operazione di restituzione di dati che annualmente PornHub – sito porno più visitato al mondo – fa della fruizione dei suoi contenuti. Una sorta di epidemiologia delle fantasie sessuali. Il discorso pornografico richiede un pensiero a sé anche se la pornografia commerciale sembra stare colonizzando sempre più il nostro immaginario erotico. La falsificazione che viene fatta dei corpi e dell’incontro sessuale è massiccia ed è, a mio modo di vedere, al contempo espressione e generatore di miti sulla sessualità e sulle identità di genere. I video e le categorie di questi siti sono un cocktail di sessimo, misoginia e cultura patriarcale, tutti aspetti culturali che organizzano, evidentemente, l’immaginario erotico di molti. Rimane, forse proprio per questo, una finestra interessante sul nostro sistema di convivenza.
Mauro le bacia tutte.
Mauro non prova piacere durante i rapporti. Sta lì a pensare a cosa deve fare per mantenere l’erezione e fare godere la propria partner. Mentre controlla maniacalmente la situazione, non sente nulla e si angoscia. Gli incontri sessuali sono per lui un incubo. Li fugge, ma allo stesso tempo, cerca donne con cui flirtare per disconfermare il timore di non essere desiderabile in quanto uomo, poi le bacia e se ne va. Nelle sue fantasie sessuali le donne sono timide ed inesperte, rassicuranti e lusinghiere.
Silvia finge sempre.
Silvia pensa che amare una persona corrisponda a renderla felice. Ogni volta che nella vita pensa a sé, sperimenta un sentimento di disagio molto forte, come se si stesse comportando da egoista. Per questo è diventata una donna all’apparenza allegra e generosa ma segretamente molto triste perché non sente legittimato dentro di sé alcun desiderio di realizzazione personale. Nella sessualità Silvia non può permettersi di provare piacere perché si sentirebbe scorretta nei confronti del proprio partner. Preferisce dedicarsi a lui interamente e fingere l’orgasmo per renderlo felice. Lei accede al piacere con la masturbazione, da sola, finalmente libera di pensare a sé.
Riscontro una certa difficoltà della parola nel tradurre in discorso la faccenda sessuale, così come nei sogni. Mi domando, ciò che ha a che vedere con il sesso, ha realmente a che fare con l’esperienza sessuale? Lo ha nella misura in cui si tratta di un’esperienza di rapporto e come in tutte le esperienze di rapporto, accediamo con il nostro bagaglio di storie e vissuti, che parla di noi così come dell’altro che incontriamo. Al termine di queste brevi riflessioni, l’invito che faccio a me e alle persone con cui lavoro è di nobilitare il discorso sulla sessualità e sulle fantasie sessuali, considerandolo espressione e organizzatore del modo di essere inconscio della mente.


Donatella Girardi
Psicologa Clinica e Psicoterapeuta
ad orientamento Psicoanalitico