Cara Simone,
intanto grazie. Hai fatto un lavoro incredibile per decostruire il mito della donna come fatto di natura. Ti chiedevi come mai molti, al tuo tempo, affermassero che la femminilità fosse in pericolo, nonostante le donne – le femmine – corrispondessero alla metà circa del genere umano. Non era dunque detto che ogni essere umano di genere femminile fosse una donna. Mi hanno fatto sorridere le tue domande: “Le donne, per essere considerate tali, devono forse partecipare all’essenza della femminilità? La femminilità è una secrezione delle ovaie o sta congelata nello sfondo di un cielo platonico?”. Volevo dirti che le tue sono domande ancora valide oggi ma qualcosa è cambiato. Sfrigola nelle pentole della nostra cultura/culture una forte attenzione alle minoranze. Le minoranze prendono parola, occupano lo spazio pubblico, guadagnano potere sociale. La nuova ondata di femminismo si caratterizza per un ampliamento del concetto di Altro. Ne parlavi anche tu, non è vero? Nel discorso femminista oggi l’Altro non è più solo la Donna, altro rispetto all’uomo (oggi diremmo uomo-bianco-eterosessuale) Sembrerebbe si guardi molto più alle relazioni di inclusione – esclusione che ai soggetti inclusi – esclusi. Questo spostamento dall’oggetto al rapporto, mi pare, stia consentendo uno sviluppo del pensiero femminista ed uno sviluppo di una cultura della convivenza.
Inizierei così un’ipotetica lettera rivolta a Simone de Beauvoir che nel 1949 pubblica in Francia il Il secondo sesso, ancora testo di riferimento per i femminismi contemporanei.
Quello che sta avvenendo è interessante. Sotto il grande cappello dei femminismi, si organizzano forme di attivismo culturale nell’ambito dei quali, sembrerebbe, venga rieditata ed aggiornata sia la funzione che il ruolo dell’intellettuale contemporaneo. Parliamo di femminismi e non di femminismo perché, ogni contesto, anche quello femminista, è il prodotto di coesistenze e, nella migliore delle ipotesi, convivenze culturali. Il femminismo che ci piace è quello che, come dicevo a Simone, ha fatto uno shift tra battaglia per le Donne ad attivismo culturale per la facilitazione delle convivenze.
Trovo una grande assonanza tra queste finalità ed il metodo psicoanalitico. Dico spesso che la psicoanalisi è una pratica di democrazia e che, in ciò, rintraccio una potente funzione politica. Non credo di dire nulla di nuovo. è degli Anni Settanta il felice slogan femminista “il personale è politico”. Con questa affermazione Carol Hanisch, pensando alla pratica femminista dei gruppi di autocoscienza, proponeva l’idea che la propria esperienza soggettiva fosse collocata entro un contesto (sociale, culturale, politico) e che nella relazione con questo contesto – reale e simbolica – si dovesse rintracciare senso e progettare azioni di cambiamento.
Quindi sì, lo penso, andare in analisi è un atto politico.
In questi termini, la riflessione e le pratiche femministe divengono sempre più intersezionali cioè interessate ed interessanti per molte comunità, tra queste il mondo LGBTQIA+. Diventava sempre più chiaro come diversi fattori quali classe sociale, orientamento sessuale, genere, provenienza territoriale e culturale, si intrecciassero tra loro e si trovassero nel crocevia del personale e del politico.
In questo crocevia si collocano gli scritti di ComeQuando dei prossimi mesi. Abbiamo ragionato insieme di educazione di genere, fuori e dentro le scuole, attraverso i testi e le fiabe che hanno narrato la nostra infanzia e raccontano l’infanzia dei bambini di oggi. Ci affacceremo nella comunità trans, penseremo alle questioni che porta alla psicologia e alla società, e a come tali questioni siano preziose per pensare il costrutto di genere nel complesso rapporto tra natura e cultura. Ritorneremo a pensare ai maschi e alla femmine, alla cultura binaria e non binaria, nell’ipotesi di capire qualcosa in più di come stiamo al mondo e di come il mondo sta dentro di noi. Ci siamo interessati, inoltre, agli aspetti intersezionali della pratica femminista e lo abbiamo fatto attraverso l’intervista a Gabriela Torres, giornalista attivista di Rio de Janeiro.
Buona lettura!

Donatella Girardi
Psicologa Clinica e Psicoterapeuta
ad orientamento Psicoanalitico
Una risposta a "Quale genere di psicoanalisi"