Sessualità, via regia

Ho appreso con un certo sconcerto la storia di diversi percorsi analitici di colleghi e amici, magari anche lunghi nel tempo, dove non è stata fatta menzione della sessualità. Contro ogni stereotipo sulla psicoanalisi che la vuole erroneamente pansessualista, questi racconti parlano di un’esperienza di rimozione importante di questo aspetto della vita dalla relazione terapeutica. Condivido l’ipotesi e la metodologia secondo la quale si lavora sempre su ciò che porta in colloquio chi decide di lavorare con me e non su ciò che qualche teoria reputa importante esplorare a prescindere dalla relazione che si va organizzando. Fin dai primi colloqui vale la pena ascoltare e farsi orientare dall’altro, lontano da qualunque logica anamnestica, nell’ipotesi che lui/lei sappia più di chiunque altro perché è lì davanti a te.

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Una mamma lo sa…o forse no

Perché parlare di maternità? Molte sono le parole spese e tutti sembrano avere da dire qualcosa di significativo su questa esperienza umana.
Potremmo dire che ci sono molte madri. Tutti abbiamo almeno una madre, sia essa reale o simbolica, presente o assente, di sangue o adottiva. Inoltre, ogni donna prima o poi si confronta – obtorto collo – con una riflessione sul tema. C’è da dire che chi scrive è di recente diventata madre e questo evento, dato il mestiere che facciamo, è un’altra opportunità per interrogare se stesse e la cultura nella quale siamo immerse, condizioni queste imprescindibili per capirci qualcosa della relazione con l’altro. Non da ultimo lavoriamo con donne che si confrontano con la complessità della maternità e che desiderano esplorare quanto stanno vivendo.

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Storie funambole: donne lavoratrici in un tempo sospeso

“Era la sera del 9 marzo 2020. Mentre preparavo la cena in cucina, i miei figli gridano: mamma, mamma! Si ferma tutto. Sul tavolo una lista di cose da fare, io che non ho mai amato le liste della spesa, quel giorno ne avevo una. Da quel momento è stato come camminare sopra ad un filo cercando di tenere tutto dentro le mie mani”.
Inizia così la quarantena di una mamma, con una lista di cose da fare e la paura di cadere.

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Coppie, crisi e lockdown

Questo mese parliamo di coppie, di vita insieme, di convivenze volute e convivenze forzate.
Siamo da poco entrati nella Fase 2, dopo due lunghi mesi di quarantena casalinga a causa della pandemia da Covid-19.
Siamo esausti, ma anche speranzosi di ricominciare a dare un esterno fisico alle nostre vite fino ad oggi confinate nelle mura domestiche.
In questi mesi il lavoro dello psicologo si è spostato dallo studio privato ai colloqui online.
Come un ospiti in punta di piedi, i pazienti ci hanno aperto le porte di casa loro. Sfondi di cucine, salotti, camere da letto e, a volte, anche macchine colorivano l’atmosfera dei nostri incontri.

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Identità tra Social e Web. Cosa scelgo di rappresentare

Assistiamo oggi al proliferare di nuovi codici sociali all’interno del mondo web e dei social, che influenzano le nostre relazioni e il nostro comportamento sia nel mondo del web che quello al di fuori.
Siamo costantemente immersi nella cultura dei like, della reputazione online, della fake identity, dei follower, degli hashtag e dei selfie.
A gran velocità ci siamo ritrovati a muoverci nella nostra quotidianità seguendo nuovi organizzatori della relazione sociale. Sembrerebbe fantascientifico, come lo fu nel 1977 il primo capitolo della saga cinematografica Guerre Stellari, ma le regole che governano il cyberspazio hanno invaso il nostro mondo, non più per la lotta tra il bene e il male, ma tra il vero e il falso.
C’è chi li ama, c’è chi li odia, ma ai social nessuno resta indifferente.

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Maschi #nofilter

Chi fa il mio mestiere sa che la capacità di adattamento al contesto è un importante indicatore di salute e di qualità della vita.
Differentemente da quanto è diffuso nel senso comune, una certa forma di coerenza – quella forma di incorruttibilità dello spirito che ci fa dire di una persona che è “tutta d’un pezzo”- non è un pregio da esibire.
Penso che la capacità di mettere in gioco parti di noi differenti in contesti differenti è una preziosa forma di intelligenza e competenza sociale.
È importante ricordarlo quando ci viene voglia di spiegare a qualcuno come funzioniamo.

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Da cosa ti mascheri?

Febbraio, carnevale. Sfilate di maschere che giocano ad alternarsi in movenze ambigue e grottesche, attendiamo la primavera.
La maschera, come è noto, ha origini lontane.
Nel teatro greco, ad esempio, intorno al VI secolo a.C. , le maschere avevano i tratti del volto molto accentuati: addolorate e smostrate nei drammi e sformate e sorridenti nelle commedie. Servivano, da una parte, a rappresentare il carattere del personaggio attraverso la sua esagerazione così da essere visibili e udibili anche da lontano, dall’altra a nascondere l’individualità dell’attore, la sua persona ed i lineamenti del volto. Esibire ed occultare sono le due funzioni della maschera.

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Giovani e futuro. O del rapporto tra creatività e limiti

È molto frequente che venga contattata per una psicoterapia da uomini e donne tra i 30 e i 40 anni, giovani adulti che portano i loro vissuti inerenti alcune assenze. Parliamo dell’assenza dei figli, di relazioni sentimentali che sanno durare, di una casa di proprietà, dell’indipendenza economica, di un lavoro sentito come affidabile, del riconoscimento delle proprie capacità, di soldi. In altri termini portano la cultura del fallimento delle mete tradizionali, attese tradite che aprono a scenari di grande complessità emozionale, dentro di sé, nella relazione terapeutica così come nella società più allargata.

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