Sessualità, via regia

Ho appreso con un certo sconcerto la storia di diversi percorsi analitici di colleghi e amici, magari anche lunghi nel tempo, dove non è stata fatta menzione della sessualità. Contro ogni stereotipo sulla psicoanalisi che la vuole erroneamente pansessualista, questi racconti parlano di un’esperienza di rimozione importante di questo aspetto della vita dalla relazione terapeutica. Condivido l’ipotesi e la metodologia secondo la quale si lavora sempre su ciò che porta in colloquio chi decide di lavorare con me e non su ciò che qualche teoria reputa importante esplorare a prescindere dalla relazione che si va organizzando. Fin dai primi colloqui vale la pena ascoltare e farsi orientare dall’altro, lontano da qualunque logica anamnestica, nell’ipotesi che lui/lei sappia più di chiunque altro perché è lì davanti a te.

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Una mamma lo sa…o forse no

Perché parlare di maternità? Molte sono le parole spese e tutti sembrano avere da dire qualcosa di significativo su questa esperienza umana.
Potremmo dire che ci sono molte madri. Tutti abbiamo almeno una madre, sia essa reale o simbolica, presente o assente, di sangue o adottiva. Inoltre, ogni donna prima o poi si confronta – obtorto collo – con una riflessione sul tema. C’è da dire che chi scrive è di recente diventata madre e questo evento, dato il mestiere che facciamo, è un’altra opportunità per interrogare se stesse e la cultura nella quale siamo immerse, condizioni queste imprescindibili per capirci qualcosa della relazione con l’altro. Non da ultimo lavoriamo con donne che si confrontano con la complessità della maternità e che desiderano esplorare quanto stanno vivendo.

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Uno, Due, Tre: coppie e quarantena

Il confinamento domestico ci ha messo di fronte ad un’ovvietà: “Stiamo insieme”. Ce lo diceva in una riunione la nostra Carolina Host pensando ai vissuti di alcune coppie durante la quarantena.
La straordinarietà di quello che stiamo vivendo e le misure di controllo della diffusione del covid-19 ci confrontano anche con altre domande circa la natura delle relazioni: ma stiamo insieme? Siamo sufficientemente congiunti e stabili da trattare il nostro desiderio di rapporto come necessità?Decidiamo questo mese di occuparci di queste ovvietà e di queste domande così spesso presenti nelle nostre stanze virtuali di psicoterapia.

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Maschi #nofilter

Chi fa il mio mestiere sa che la capacità di adattamento al contesto è un importante indicatore di salute e di qualità della vita.
Differentemente da quanto è diffuso nel senso comune, una certa forma di coerenza – quella forma di incorruttibilità dello spirito che ci fa dire di una persona che è “tutta d’un pezzo”- non è un pregio da esibire.
Penso che la capacità di mettere in gioco parti di noi differenti in contesti differenti è una preziosa forma di intelligenza e competenza sociale.
È importante ricordarlo quando ci viene voglia di spiegare a qualcuno come funzioniamo.

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Giovani e futuro. O del rapporto tra creatività e limiti

È molto frequente che venga contattata per una psicoterapia da uomini e donne tra i 30 e i 40 anni, giovani adulti che portano i loro vissuti inerenti alcune assenze. Parliamo dell’assenza dei figli, di relazioni sentimentali che sanno durare, di una casa di proprietà, dell’indipendenza economica, di un lavoro sentito come affidabile, del riconoscimento delle proprie capacità, di soldi. In altri termini portano la cultura del fallimento delle mete tradizionali, attese tradite che aprono a scenari di grande complessità emozionale, dentro di sé, nella relazione terapeutica così come nella società più allargata.

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Quale Creatività

Ci siamo soffermate molto a pensare alla creatività. Lo abbiamo fatto perché crediamo che abbia molto a che vedere con gli obiettivi che, di volta in volta, ci si propone nella relazione terapeutica, ma anche perché creatività è la parola che ci ha messo più alla prova in questi mesi di progettazione di ComeQuando, facendoci incontrare l’emozionalità che il decidere di investire in qualcosa porta con sé.

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