Maschi #nofilter

Chi fa il mio mestiere sa che la capacità di adattamento al contesto è un importante indicatore di salute e di qualità della vita.
Differentemente da quanto è diffuso nel senso comune, una certa forma di coerenza – quella forma di incorruttibilità dello spirito che ci fa dire di una persona che è “tutta d’un pezzo”- non è un pregio da esibire.
Penso che la capacità di mettere in gioco parti di noi differenti in contesti differenti è una preziosa forma di intelligenza e competenza sociale.
È importante ricordarlo quando ci viene voglia di spiegare a qualcuno come funzioniamo.

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Da cosa ti mascheri?

Febbraio, carnevale. Sfilate di maschere che giocano ad alternarsi in movenze ambigue e grottesche, attendiamo la primavera.
La maschera, come è noto, ha origini lontane.
Nel teatro greco, ad esempio, intorno al VI secolo a.C. , le maschere avevano i tratti del volto molto accentuati: addolorate e smostrate nei drammi e sformate e sorridenti nelle commedie. Servivano, da una parte, a rappresentare il carattere del personaggio attraverso la sua esagerazione così da essere visibili e udibili anche da lontano, dall’altra a nascondere l’individualità dell’attore, la sua persona ed i lineamenti del volto. Esibire ed occultare sono le due funzioni della maschera.

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Creatività, voce del verbo desiderare

Perché parlare di creatività nel primo numero di Appunti di Psicoanalisi?
La creatività ha senso se la guardiamo partendo da uno specifico vertice, che sentiamo coerente con la nostra idea di psicoanalisi. A partire questo vertice si può affermare che la creatività ha a che fare con la competenza a desiderare.
Sembra scontato riuscire ad avere desideri. Sembra quasi impossibile non farlo.

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Giovani e futuro. O del rapporto tra creatività e limiti

È molto frequente che venga contattata per una psicoterapia da uomini e donne tra i 30 e i 40 anni, giovani adulti che portano i loro vissuti inerenti alcune assenze. Parliamo dell’assenza dei figli, di relazioni sentimentali che sanno durare, di una casa di proprietà, dell’indipendenza economica, di un lavoro sentito come affidabile, del riconoscimento delle proprie capacità, di soldi. In altri termini portano la cultura del fallimento delle mete tradizionali, attese tradite che aprono a scenari di grande complessità emozionale, dentro di sé, nella relazione terapeutica così come nella società più allargata.

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La psicoterapia come laboratorio di creatività

Si va in psicoterapia perchè si ha un problema, si vive un momento di difficoltà, una perdita o un fallimento.
Rivolgersi ad un terapeuta può assumere la forma della richiesta d’aiuto, talvolta di cura: “Come può il terapueta rispondere a questa richiesta d’aiuto?”.
La domanda dei pazienti è “aiutami a risolvere il mio problema”; “guariscimi dagli attacchi di panico”; “dimmi come posso fare per uscire da questa situazione”; “aiutami a farlo tornare come prima”, “aiutami a non farlo morire”….

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Quale Creatività

Ci siamo soffermate molto a pensare alla creatività. Lo abbiamo fatto perché crediamo che abbia molto a che vedere con gli obiettivi che, di volta in volta, ci si propone nella relazione terapeutica, ma anche perché creatività è la parola che ci ha messo più alla prova in questi mesi di progettazione di ComeQuando, facendoci incontrare l’emozionalità che il decidere di investire in qualcosa porta con sé.

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