Trasgressione
s. f. [dal lat. transgressio -onis, der. di transgrĕdi (v. trasgredire), part. pass. transgressus]. – 1. L’atto del trasgredire, dell’andare oltre i limiti consentiti; violazione di una norma, di un ordine, di una legge: t. di un divieto; dichiarò che avrebbe punito ogni t.; [l’iniquità] vi comandò la t. e il silenzio: voi avete trasgredito e non parlavate (Manzoni). 2. estens. Deviazione dal comportamento condiviso dalla maggioranza, in una società o in un gruppo sociale: i giovani spesso amano la t.; ha sempre preferito le trasgressioni al perbenismo del suo ambiente.
Quando parliamo di trasgressione la prima posizione che si può assumere è quella di contestualizzarla all’epoca, alla società e alla cultura in cui viene pensata.
Al nostro tempo, il concetto di trasgressione sembra aver perso qualsiasi connotato negativo e, talvolta, di aver perso del tutto interesse. Non vi è trasgressione che non sia già stata agita e sperimentata.
La trasgressione puó custodire in sé la nostalgia di un passato in cui agirla ha significato sentirsi liberi di sovvertire e costruire nuovi modi per esprimersi.
Ho voluto trattare il tema della trasgressione perché incuriosita da alcuni stimoli che, messi insieme, mi hanno permesso di rintracciare questioni all’interno del mio lavoro come terapista.
Parto dal Lockdown e ripenso quel periodo come uno dei maggiori momenti in cui sono stata convocata a riflettere sulla sessualità, soprattutto dentro l’ipotesi che il confinamento abbia acuito il bisogno di erotismo, aprendo lo spazio e il tempo per dedicarsi al desiderio.
È stato già scritto di questo ed è forse pleonastico parlare ancora di quanto la sessualità sia stata al suo apice dentro le case e dentro le stanze, tra marzo e giugno 2020 e dell’incremento dell’uso dei siti pornografici; come è stato più volte portata all’attenzione la magnanimità del noto sito pornhub che ha regalato la sua versione Premium a tutti i suoi fruitori.
Volo pindarico: si possono mettere insieme la pornografia e la trasgressione senza aderire al pensiero bigotto e al conformismo benpensante?
Introduco un secondo spunto da cui sono partite le mie riflessioni:
ho pensato interessante chiedermi come trattare, nel lavoro presso il mio studio privato, la domanda: “Voglio capire perché si smette di desiderare o di verbalizzare le proprie fantasie sessuali all’interno di una relazione dopo la nascita di un figlio o quando si costruisce un progetto di vita”.
Iniziamo col dire che una relazione sentimentale implica regole e vincoli concordati e che anche la sessualità viene giocata entro accordi, più o meno impliciti.
Il problema sembra trovarsi nelle simbolizzazioni che si fanno di questi due aspetti dell’intimità: perché gli accordi in una relazione sembrano così mortiferi per la sessualità?
Ho letto di recente un articolo che analizzava l’epistolario della storia d’amore, considerato trasgressivo ai tempi in cui si dispiega, tra Dino campana e Sibilla Aleramo.
È una storia che conoscevo dai tempi del liceo, quando I Canti Orfici sembravano così conturbanti, e ne conoscevo la vicenda soprattutto dal punto di vista biografico dello scrittore Dino Campana.
Mi sono accorta che la storia di Sibilla è stata considerata emblematica da più punti di vista.
Dalle femministe come esempio di prima grande testimonianza di dominio e maltrattamento dell’uomo sulla donna, di abuso dell’uomo sulla donna in quanto donna libera, colta e trasgressiva delle leggi del suo tempo. Sibilla Aleramo era una nota scrittrice, poetessa e intellettuale del tempo.
I fatti che sto raccontando si svolgono durante la prima guerra mondiale.
Quello che sento utile sottolineare è che Dino Campana e Sibilla Aleramo hanno vissuto la loro passionalità la loro sessualità in maniera molto esplicita, molto visibile, molto disinibita, scevra da qualunque convenzione falsa e restrittiva. Questa libertà, questo dichiararsi così rapiti fu considerato dapprima scandaloso e trasgressivo poi piano piano associato alla malattia mentale (di Dino Campana in primis). Erotismo, desiderio, trasgressione e infine follia.
Unica scelta possibile separarsi o soccombere alla violenza di quella relazione e alla follia da cui era capitanata.
Separarsi o soccombere sotto la violenza del buoncostume del tempo.
Prendendo a pretesto la storia di Dino e Sibilla viene da chiedersi:
come mai, quando dentro una relazione convivono amore e erotismo, la società ha bisogno di etichettarla come relazione folle o che può portare alla follia e all’emarginazione?
In molte culture e in molte epoche vivere la sessualità in maniera appagante è stato associato alla perdita del senno, si usano verbi come “essere rapiti dai sensi”.
I sensi e la sensualità divengono persecutori.La trasgressione delle regole porta inevitabilmente uno dei due amanti o entrambi alla rovina ad essere banditi, ad essere allontanati.
La fine di Dino Campana ne è un esempio: morì abbandonato da Sibilla dopo diversi ricoveri coatti (entrò nel manicomio San Salvi di Firenze definitivamente nel ‘19).
Morì scrivendole centinaia di lettere, suppliche per rivederla un’ultima volta. Sibilla non tornerà mai più a trovarlo: si ricompose. Quello per Dino Campana fu il più grande amore della sua vita e l’amore di cui si vergognò di più.
Di esempi così la storia ne è piena: mi viene in mente l’epilogo di Paolo e Francesca e di come il solo abbandonarsi alla loro passione e al loro desiderio, li portò all’inferno.
In alcune culture, trasgredire ha a che fare con il vivere rapporti pieni e soddisfacenti, rapporti in cui entrambe le parti hanno la libertà di definirsi nella sessualità che desiderano.
Molte persone chiedono aiuto e consulto psicologico quando si ritrovano a vivere un profondo senso di colpa e di angoscia nei confronti della propria vita sentimentale, quando sentono di vivere una scissione rispetto alla simbolizzazione che hanno, ad esempio, della propria vita di coppia dopo essere diventati genitori. Questo doppio li porta a ricorrere alla pornografia o alla frequentazione di altre persone per soddisfare i propri desideri sessuali.
Raccontano di come la compagna o il compagno sia relegato e innalzato a ruolo di compagno di vita, intoccabile e intoccato e che, ironia della sorte, sia spogliato solamente di tutto l’erotismo.
Chiarisco: “se ti amo ti sto lontano perché la sessualità che desidero la sento un atto violento e predatorio. Sento di non poterti amare e al contempo desiderare e condividere con te parti che sento possano sporcarti e offenderti. Ho bisogno di trasgredire i vincoli e gli accordi che ci siamo dati per tornare ad essere autenticamente desiderante.”
Riflettevo sulla possibilità che a sporcarsi non sia l’altro ma l’ idea che speriamo che l’altro abbia di noi.
Se condividere fantasie profonde (siano esse di possessione, sottomissione etc) mette a nudo parti che percepiamo come sporche e non consone all’amore, può essere utile ripensare che quell’idea di amore che abbiamo costruito negli anni possa essere distorta e pensata unicamente nella sua accezione performante, un amore in cui non riusciamo a farci conoscere nelle parti che sentiamo più indicibili.
Un giovane uomo di 32 anni, a seguito della nascita del suo primo figlio, ha iniziato a pensare inconcepibile continuare ad avere desiderio e attrazione verso la propria compagna, come se questo desiderio andasse a sporcarla e, come se, nella sua simbolizzazione dell’atto sessuale, ci fosse quello di agire una enorme violenza.
Questo rifiuto a fantasticarla lo portava a vivere un grande senso di colpa e vergogna nel rapporto; questi vissuti configgevano con le emozioni nei confronti della compagna che diceva di amare, ma che tradiva con altre donne che servivano a bonificare il suo rapporto.
In molti vivono questa scissione e tutelano il loro rapporto di coppia cercando al di fuori la soddisfazione delle loro fantasie: donne e uomini che per salvare il porto sicuro, il loro progetto di vita, che hanno scelto e costruito sulle fondamenta di valori e condivisioni, e non rischiare di vederlo fallire a causa di insoddisfazioni che non possono ritrovare al loro interno, fuggono fuori alla ricerca di un partner a cui regalare il ruolo di “ altro da”.
Sono molte le coppie che in cui il sesso rischia di compromettere il rapporto sentimentale e viceversa.
Possiamo pensare che trasgredire possa corrispondere all’ istituire rapporti dove fantasie sessuali e amore, desiderio e progetto, non siano alternativi?
Manutenere una relazione di coppia e con essa il desiderio sessuale, può comportare l’assunzione di un rischio.
Il rischio parla della paura di sentirsi insicuri rispetto al rapporto. Sembra un paradosso.
Ma se pensiamo che l’unico modo per illudersi di evitare i rischi delle relazioni è o evitare le relazioni, o possederle, è chiaro che prendersi cura di un rapporto vuol dire accogliere e convivere con una certa quota di insicurezza.
Sul possedere: le relazioni spesso tendono a consumarsi perché si esauriscono entro dinamiche di possesso reciproco in cui tu riconosci l’altro, lo diagnostichi, lo etichetti, pensi di esaurirne la conoscenza e dentro questo processo l’attrattività e la sessualità scompaiono.
Mentre invece sforzarsi di tutelare l’estraneità propria e dell’altro consente il mantenimento del desiderio, anche quello sessuale. Tutelare l’estraneità dell’altro fa paura perché ciò che è estraneo spaventa in una relazione di coppia, proprio lì dove tendiamo a volerci sentire il più al sicuro possibile.
Un’alternativa c’è: la curiosità. Il vero antidoto al possesso.

Carolina Host
Psicologa Clinica e Psicoterapeuta
ad orientamento Psicoanalitico
